giovedì 6 agosto 2015

Gesú mi ha trovata!

Gesú ti trova!
Come Gesù trova la sua pecora smarrita Maddalena!
Lui desidera trovare tutte le Maddalene del mondo. 


 













"Ti ho trovata!"


... Ma ecco che una pecorella lo lascia. Quanto Egli l'amava! Era giovane, pura, candida,
come nuvola in cielo d'aprile. Il pastore la guardava con tanto amore, pensando a quanto bene
poteva ad essa fare e quanto amore riceverne. Ed essa lo abbandona.
È passato, lungo la via che costeggia il pascolo, un tentatore. Non ha la casacca austera,
ma veste una veste di mille colori. Non ha cintura di pelle con l'ascia e il coltello pendenti, ma
una cintura d'oro da cui pendono sonagli argentini, melodiosi come voce di usignolo, e fiale di
essenze che inebbriano... Non ha bordone come il pastore buono col quale radunare e
difendere le pecore, e se non basta il bordone egli è pronto a difenderle con l'ascia e coltello e
anche con la vita. Ma questo tentatore che passa ha fra le mani un turibolo brillante di gemme,
da cui sale un fumo che è lezzo e profumo insieme, ma che sbalordisce così come lo sfaccettio
dei gioielli - oh! quanto falsi! - abbacina. Egli va cantando e lascia cadere manate di un sale
che brilla sulla strada oscura...
Novantanove pecore guardano e stanno.
La centesima, la più giovane e cara, fa un balzo e scompare dietro al tentatore. Il pastore
la chiama. Ma lei non torna. Va più veloce del vento per raggiungere colui che è passato e, per
sorreggersi nella corsa, gusta di quel sale che le scende dentro e la brucia di un delirio strano
per cui anela ad acque fonde e verdi in un cupo di selve. E nelle selve, dietro il tentatore, si
sprofonda e penetra e sale e scende e cade... una, due, tre volte. E una, due, tre volte sente
intorno al suo collo l'abbraccio viscido dei rettili, e volendo bere beve acque inquinate, e
volendo nutrirsi morde erbe lucide di bave schifose.


Che fa intanto il pastore buono? Chiude al sicuro le novantanove fedeli e poi si pone in
cammino, e non resta di andare sinché non trova tracce della perduta. Poiché ella non torna a
lui, che pure affida ai venti le sue parole di richiamo, egli va a lei. E la vede da lungi, ebbra fra
le spire dei rettili, tanto ebbra che non sente nostalgia del volto che l'ama; e lo deride. E la
rivede, colpevole di esser penetrata, ladra, nell'altrui dimora, tanto colpevole che non osa più
guardarlo... Eppure il pastore non si stanca... e va. La cerca, la cerca, la segue, l'incalza.
Piangendo sulle tracce della perduta - lembi di vello: lembi d'anima; tracce di sangue: delitti
diversi; lordure: prove della sua lussuria - egli va e la raggiunge.


















Ah! ti ho trovata, diletta. Ti ho raggiunta!
Quanto cammino ho fatto per te. Per riportarti all'ovile!!!
Non chinare la fronte avvilita. Il tuo peccato è sepolto nel mio cuore. Nessuno,
fuorché Io che ti amo, lo conoscerà. Io ti difenderò dalle critiche altrui, ti coprirò
con la mia persona per farti scudo contro le pietre degli accusatori.
Vieni. Sei ferita?
Oh! mostrami le tue ferite. Le conosco.
Ma voglio che tu me le mostri con la confidenza che avevi quando eri
pura e guardavi a me, tuo pastore e dio, con occhio innocente.
Eccole. Hanno tutte un nome. Come sono profonde!  
Chi te le ha fatte tanto profonde queste nel fondo del cuore? 
Il Tentatore, lo so. È lui che non ha bordone né ascia, ma che colpisce più a fondo 
col suo morso avvelenato, e dietro a lui colpiscono i gioielli falsi del suo turibolo: 
coloro che ti hanno sedotta col loro brillare... e che erano zolfi d'inferno 
tratti alla luce per arderti il cuore. Guarda quante ferite!
Quanto vello lacerato, quanto sangue, quanti rovi.
O povera piccola anima illusa! Ma dimmi: se Io ti perdono, tu mi ami ancora? Ma dimmi:
se Io ti tendo le braccia, tu vi accorri? Ma dimmi: hai sete dell'amore buono? 
E allora vieni e rinasci. Torna nei pascoli santi. Piangi. 
Il tuo col mio pianto lavano le tracce del tuo peccato, ed
Io per nutrirti, poiché sei consumata dal male che ti ha arsa, mi apro il petto, 
le vene mi apro, e ti dico: "Pasciti, ma vivi!". 
Vieni, che ti prendo sulle braccia. Andremo più solleciti ai pascoli
santi e sicuri. Tutto dimenticherai di quest'ora disperata.
E le novantanove sorelle,
le buone, giubileranno per il tuo ritorno perché,
Io te lo dico, mia pecorella smarrita
che ho cercato venendo da tanto lontano,
che ho raggiunto, che ho salvato, 
si fa più festa fra i buoni per uno smarrito
che torna, che non per novantanove giusti
che mai si sono allontanati dall'ovile».
Gesù non si è mai voltato a guardare sulla via
che ha alle spalle e sulla quale è
sopraggiunta, fra le penombre della sera,
Maria di Magdala, ancora elegantissima,
ma vestita almeno, e ricoperta da un velo oscuro
che ne confonde i tratti e le forme.
Ma quando Gesù parla dal punto:
«Io ti ho trovata, diletta»,
Maria porta le mani sotto al velo e piange, piano e continuamente...


Dai scritti di Maria Valtorta
http://www.anacoreti.it/home/maria-maddalena/